La riforma del sistema disciplinare della magistratura, varata tra il 2006 e il 2007 e che ha introdotto fra l’altro la ‘tipizzazione’ degli illeciti commessi dalle toghe, ha funzionato e lo dicono i dati: lo ha sostenuto il vicepresidente del Csm Michele Vietti in un convegno a palazzo dei Marescialli dedicato al tema ‘Riformare il giudice disciplinare dei magistrati?’. La tendenza a una maggiore incidenza delle condanne disciplinari è esemplificata da questi dati, secondo Vietti: «88 condanne contro 193 assoluzioni nel periodo dal 1999 al 2002, 117 condanne contro 212 assoluzioni dal 2003 al 2006, 116 condanne e 85 assoluzioni dal 2007 al 2010».
Ciò detto, il vicepresidente dell’organo di autogoverno della magistratura ha precisato che «non scandalizzerebbe l’ipotesi di ricostruire dalle fondamenta il sistema deontologico». Ma ha criticato la bozza di riforma costituzionale presentata dall’ex ministro Angelino Alfano, che prevedeva una Corte di giustizia divisa in due sezioni «la cui composizione rischierebbe di renderla malleabile a esigenze esterne». Inoltre, ha osservato, «restano di difficile comprensione le ragioni per cui interventi così incisivi come quelli previsti in quel ddl dovrebbero essere adottati solo per la magistratura ordinaria e non anche per quella amministrativa e contabile».
