Giustizia Quotidiana

Cosimo Ferri. Il più amato (e odiato) dai magistrati

cosimo.maria.ferri
Scritto da vocealta

cosimo.maria.ferriHa vinto le elezioni e in qualsiasi altro paese del mondo sarebbe pacifico che Cosimo Maria Ferri, giudice delvTribunale di Massa e segretario di Magistratura indipendente (corrente moderata), dovesse essere nominato nuovo capo. Ma l’Associazione nazionale magistrati non è di questo mondo. Vive in una dimensione sua, dove le due correnti che le elezioni le hanno perse (i moderati di Unità per la costituzione e Area, il cartello elettorale di sinistra che unisce Magistratura democratica e Movimento per la giustizia) già stanno dettando le condizioni al vincitore. Provano a metterlo nell’angolo. Non sarà Ferri, potete scommetterci, a guidare l’associazione delle toghe. Le 1.199 preferenze che i suoi colleghi gli hanno rovesciato addosso alle ultime elezioni per il nuovo comitato direttivo centrale, il parlamentino dei magistrati che dovrà esprimere la nuova giunta, sono in effetti un’enormità. Per le altre correnti i più votati sono stati Michele Ciambellini (Unicost) con 720 preferenze ed Ezia Macora (Area) con 615. Differenza abissale con Ferri, come si può vedere. Il fatto è che Luca Palamara e Giuseppe Cascini, presidente e segretario uscenti della giunta bastonata dalle urne, quella che negli ultimi cinque anni ha portato l’associazione a uno scontro frontale col potere politico, non considerano la batosta come l’ultima parola. Anzi. 

Il 24 marzo si dovrebbe decidere. Le sue possibilità, dottor Ferri?

Vista l’aria che tira, direi pochine.

Non la vogliono?

No.

Intende dire che ritira la sua candidatura?

No, prendo atto che è emersa, per ora, un’esplicita volontà di non tener conto del risultato elettorale e di continuare coi soliti giochini di corrente.

Traducendo: addio alla famosa discontinuità nella gestione dell’Anm che lei tanto aveva chiesto in campagna elettorale.

Questo è quello che vorrebbero i capicorrente della giunta appena sconfitta.

Per essere più precisi?

Desiderano apparire molto democratici. Portare nella maggioranza Magistratura indipendente senza riconoscere le sue idee.

Pare che ci stiano riuscendo.

Se lo possono scordare. La moda di pretendere moralità assoluta sui doveri altrui, chiudendo un occhio sui propri, è finita con queste ultime elezioni. E tenersi uniti soltanto nel non riconoscere i risultati ottenuti da Magistratura indipendente è un piccolo espediente, destinato a naufragare.

Continuano a pioverle addosso insulti anche dopo il successo elettorale?

Sì, i maniaci tirano ancora fuori Agcom, Calciopoli, P3, tutte storie senza senso.

Vuole commentare l’aggressione al sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello dopo la sentenza Dell’Utri?

Non mi è piaciuta. Credo che manifestazioni del genere possano e debbano essere evitate.

Il procuratore torinese Gian Carlo Caselli è arrivato a chiedere un intervento disciplinare del Csm, contro Iacoviello.

Assurdo. Assurdo e dannoso.

Lei che cos’avrebbe fatto, se fosse stato il presidente dell’Anm?

Avrei ripetuto, con maggiore autorevolezza, le stesse cose che sto dicendo a lei in questo momento.

Avrebbe chiarito che l’uso e l’abuso dei nomi di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino è nauseante?

Magistrati come Falcone e Borsellino sono stati talmente forti che mi sento a disagio soltanto a citarli. Citarli di meno e seguirne di più l’esempio: ecco cosa dovrebbe fare un magistrato.

Che cosa pensa della sentenza Dell’Utri?

Che è stata emessa da un giudice indipendente e tanto mi basta.

Un po’ poco.

Nessuno conosce ancora le motivazioni della decisione, nemmeno io; quando le leggerò, avrò un’opinione più precisa.

Le parole di Iacoviello invece le conosce tutte. Di quelle cosa pensa?

Che sono state pronunciate da un magistrato indipendente e tanto mi basta.

Nel merito?

Non aggiungo una parola, se non per stigmatizzare di nuovo gli attacchi frontali che gli sono stati portati. Questi scontri interni offrono una brutta immagine all’esterno, favorendo la delegittimazione dell’intera magistratura.

Iacoviello ha parlato del concorso esterno all’associazione mafiosa come di un reato nebuloso, indefinibile, cui non crede più nessuno. Lei?

Credo che il concorso esterno sia un reato che dev’essere mantenuto. Specificato forse meglio, ma mantenuto.

E cosa pensa dell’obbligatorietà dell’azione penale?

Che costituisce un cardine fondamentale della nostra giurisprudenza.

E della separazione delle carriere tra pubblica accusa e giudice?

Che sarebbe nefasta.

Lei crede sia necessario modificare l’uso, o meglio l’abuso, che si sta facendo delle intercettazioni telefoniche?

Magistratura indipendente si è battuta contro la limitazione delle intercettazioni.

A parte la gentilezza dei modi, lei saprebbe indicarmi un motivo per cui dovrebbero preferire lei alla guida dell’Anm, invece di Palamara e Cascini?

In che senso?

La pensate allo stesso modo su tutto.

Io rappresento dei magistrati, sa?

E allora?

I magistrati sono stanchi di essere rappresentati come una falange politica dai toni sempre accesi di qualcuno che poi dimentica le questioni sindacali della categoria.

Già, le questioni sindacali. Sulle scelte culturali e politiche della giurisdizione, lei dice, a parte i toni accesi, siamo tutti uguali, ma noi di Magistratura indipendente ci occupiamo anche delle questioni sindacali. Ho capito bene?

Se vuole metterla così, la metta. Ma non sottovaluterei né i toni, né il vituperato sindacalismo.

Un anno fa Cascini disse: «Il governo non ha legittimità morale, culturale, politica e storica per riformare la giustizia». Lei come avrebbe detto?

Il governo eletto ha legittimità morale, culturale, politica e storica per riformare quello che vuole. Se poi non siamo d’accordo su come riformare la giustizia, intanto lo diciamo e, secondo, possiamo perfino contrastarlo.

Dove la questione dei toni, lei dice, diventa questione di merito.

Non lo dico io, è così.

Era d’accordo col progetto di riforma Alfano?

No, nel modo più assoluto.

E veniamo al vituperato sindacalismo. Cosa chiede la corrente vincitrice?

Due punti fra molti altri. Uno, individuare carichi di lavoro sostenibili per i magistrati…

Meno lavoro ancora? Con 40 giorni di ferie e l’ufficio che per alcuni è un optional?

Questi sono luoghi comuni e sciocchezze. Oggi non si fa fronte alle cause in ballo. Noi diciamo: meno cause uguale più qualità.

E l’altro punto?

Respingere i tagli sulla retribuzione. Sacrifici per tutti, va bene, ma i nostri sono troppi. Fra indennità giudiziaria e blocco degli automatismi, a seconda degli stipendi noi subiamo tagli fino a 800 euro mensili.

Governo di mosci… Ve ne taglierei 3 mila.

Per questo la mandano a intervistare me invece che a Palazzo Chigi.

Come risolverà la grana del governo Anm?

Sappiano che i conti con chi ha vinto le elezioni occorrerà farli. Faccio una proposta alle altre correnti: tutti un passo indietro. Tenere un’assemblea che modifichi lo statuto per votare una giunta tecnica. Un governo tecnico, sì, lo stesso scossone che c’è voluto per la politica. Grande coalizione e volti nuovi, magistrati che non abbiano mai partecipato a competizioni elettorali, mai ricoperto incarichi associativi, mai candidati al Csm.

Ce ne sono?

Una marea.

(Da Panorama.it)

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