Giustizia Quotidiana

Come funziona la strategia difensiva di Mantovani

Mantovani as
Scritto da Super User

Mantovani as

di Alessandro Da Rold

Lettera43.it (23-10-2015)

Cronache di San Vittore, carcere di Milano, raccontano che Mario Mantovani, a meno di una settimana dagli arresti, sia già diventato amico di quasi tutti i carcerati.
L’ex senatore del Popolo della libertà, ora vicepresidente lombardo sospeso dopo l’inchiesta sulla sanità, continua a ricevere in carcere diversi esponenti politici.
Un via vai che Repubblica ha paragonato a quello che avveniva ai tempi di Tangentopoli. E ogni volta che arriva un senatore o un deputato lo presenta ai nuovi colleghi conosciuti in questi giorni.
Martedì 20 ottobre è arrivato pure il presidente della Commissione speciale carceri in Lombardia, Pierangelo Fanetti: Mantovani gli ha fatto conoscere il suo compagno di cella.
Passano così le giornate del ras delle preferenze di Forza Italia, ex sceriffo di Arconate, tra la vita di ogni giorno tra le sbarre di un carcere e gli incontri con l’avvocato Roberto Lassini.

ROBLEDO TEMEVA UN NUOVO CASO PODESTÀ. Il legale deve presentare nei prossimi giorni la richiesta di scarcerazione al Riesame e poi potrebbe portare il caso in Cassazione, per far scarcerare il suo assistito.
La difesa punta sul ritardo con cui il gip Stefania Pepe ha approvato la richiesta d’arresto, datata 17 settembre 2014, ovvero 13 mesi fa. E sulla questione girano strane voci in procura. Anche quella secondo cui Alfredo Robledo, il firmatario insieme con il pm Giovanni Polizzi, avrebbe temuto che l’inchiesta su Mantovani finisse come quella su Guido Podestà.
Il caso delle firme false dell’ex presidente della Provincia di Milano, infatti, finì al Csm nella diatriba tra il capo della procura Edmondo Bruti Liberati e lo stesso Robledo: il primo avrebbe fatto pressioni sul secondo per non iscrivere l’esponente del Pdl tra gli indagati.

 

Il contrattacco di Mario: querele, appelli e un nuovo spin doctor

Veleni e retroscena di un caso, quello di Mantovani, che continua a scuotere i palazzi di giustizia. Tanto che persino al Csm qualcuno avrebbe espresso disappunto per l’arresto così in ritardo del vicepresidente del governatore Roberto Maroni.
Lo stesso Frank Cimini, decano della giudiziaria milanese, ha scritto sul suo sito Giustiziami.it e in una lettera al quotidiano Il Foglio il suo punto di vista sui ritardi. «Impossibile sapere perché il gip abbia scelto di non fornire spiegazioni all’obiezione della difesa sul punto. Magari il giudice si sarà sentito leggermente imbarazzato dal momento che non poteva che essere consapevole dell’anomalia: un anno e un mese per decidere sugli arresti di Mantovani e dei suoi coindagati. Il silenzio sul punto non risolve di certo, anzi finisce per aggravare la situazione. Insomma, dopo il conflitto di interessi di Mantovani c’è pure il conflitto di interessi del gip che si autoassolve. Per l’amministrazione della giustizia non è una vicenda di cui andare fieri».

CAMAIORA PER LA STRATEGIA COMUNICATIVA. Ma allo stesso tempo Mantovani ha iniziato a reagire anche dal punto di vista mediatico e a tal proposito ha‎ arruolato come consulente lo spin doctor Andrea Camaiora, fondatore del team di comunicazione strategica Spin, esperto in casi di giustizia e letteralmente “litigation pr”.
Camaiora da una settimana sta seguendo il caso Mantovani. È lui a muovere le fila della comunicazione dell’ex senatore di Forza Italia, dopo aver già affrontato i casi giudiziari di Claudio Scajola e Corrado Clini.
Ha lanciato persino il sito Mantovanionesto.it, mentre i social network del politico di centrodestra sono stati riattivati in poche ore.

LA LETTERA AL CAPO DELLO STATO. Negli ultimi giorni il vicepresindente sospeso ha deciso di passare al contrattacco querelando il comico Maurizio Crozza, per una gag su La7, e il giornalista di Repubblica Alberto Statera, per un articolo uscito nei giorni scorsi.
A breve dovrebbe partire pure una lettera rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Davvero, signor presidente,‎ dopo gli impietosi confronti internazionali sul nostro sistema giustizia e sul nostro sistema penitenziario, gli autorevoli appelli pronunciati dal Suo predecessore e da Lei, nonché i molti richiami dei ministri della Giustizia e persino del Santo padre, la carcerazione preventiva può essere ancora praticata in Italia con così sconcertante facilità? Rivolgiamo questo interrogativo a Lei, presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, perché i provvedimenti assunti sembrano più volti a impressionare l’opinione pubblica e a ferire le persone soggette a provvedimento restrittivo che ad aiutare una serena ricerca della verità».
Insomma, Mantovani non si dà per vinto.

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