Economia

ArcelorMittal risente della crisi dell’acciaio, 1.395 addetti in cassa

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Una settimana fa l'amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl aveva raccontato ai giornalisti a Taranto di aver ridotto la produzione di 3 milioni di tonnellate negli impianti di Spagna e Polonia.

Ma anche in Italia il fenomeno si è manifestato, e ciò vuol dire una cassa integrazione ordinaria lunga 13 settimane per 1.395 addetti (su un organico di 8.200) dei reparti “colata continua 5”, treno nastri e laminatoio a freddo.

Secondo l’azienda, che ha informato nel pomeriggio i sindacati metalmeccanici prima dell’incontro di domani per parlare di assunzioni e delle relative graduatorie, non è dovuto ad un taglio produttivo, ma ad un momento critico del mercato, col rallentamento dell'industria dell'auto, i costi aumentati dell'energia e delle materie prime e le barriere dei dazi all'ingresso negli Usa. 

I sindacati contemporaneamente criticano i conti nelle selezioni del personale in quanto sarebbero stati discriminati, e quindi non assunti, lavoratori che per anzianità aziendale, professionalità acquisita, mansioni ricoperti e anche carichi di famiglia, avevano, per i sindacati, i titoli per essere assunti, pur nel rispetto degli accordi al Mise del settembre 2018 secondo cui gli assunti presi da Ilva in amministrazione straordinaria contano 8.2000 persone su un totale di 10.700.

A novembre, ultimo incontro tra ArcelorMittal e sigle sindacali metalmeccaniche, l’azienda aveva asserito che, rispetto alle 10.700 posizioni identificate, l’87% è stato confermato, a cui seguirono integrazioni nell’organico siderurgico, ma la soluzione non ha soddisfatto le parti, specialmente il sindacato Usb. L’Unione sindacale di base fece infatti ricorso al giudice del lavoro che condannò l’azienda per comportamento antisindacale obbligandola a pubblicare le graduatorie, dando motivo al Usb di presentare nuove rimostranze. Giovedì le parti si incontreranno per una verifica congiunta della situazione, mentre parte del sindacato effettuerà un presidio di protesta all’esterno della direzione nella città pugliese.

Con questo quadro per il 10 giugno è previsto a Roma nella sede di Confindustria un nuovo incontro ArcelorMittal-sindacati per esaminare la situazione del gruppo dell’acciaio da un punto di vista più complessivo, studiato su diversi piani industriali e ambientali.

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