Economia

Assemblea Confindustria: Boccia a governo e opposizione, collaboriamo insieme con pragmatismo

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L'assemblea di Confindustria è stata inaugurata stamane con un lunghissimo applauso al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La platea, in piedi, lo ha omaggiato a lungo. In sala il premier Giuseppe Conte, i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, molti esponenti del governo e delle forze politiche, il gotha industriale e finanziario.

Ad aprire i lavori il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha lanciato l’appello per un patto per la crescita, con governo e opposizione, che scongiuri il rischio di un autunno freddissimo per l'economia italiana. Boccia ha anche ricordato che si prospetta una manovra da almeno 32 miliardi e le scelte non saranno ne «semplici o indolori». «Se l'Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal patto di stabilità e crescita dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente con effetti recessivi». «Dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori con la prossima legge di bilancio».

E ancora: «Confindustria propone al Governo e alle opposizioni di collaborare tutti insieme» per «una politica economica basata su realismo e pragmatismo, guidata dalla visione». «Possiamo evitare un autunno freddissimo per la nostra economia se costruiamo un programma serrato che faccia mutare la percezione sull'immobilità dell'Italia». Serve «un progetto che sia un vero e proprio atto di generosità da dedicare ai ragazzi che vogliono e hanno diritto di vivere e lavorare in Italia per il futuro di tutti noi».

Boccia ha lanciato anche un’indicazione di fondo: «Nelle nostre proposte c'è una chiara idea di Società italiana ed europea del futuro. Un'idea possibile di Società inclusiva, solidale, moderna. Che vuole collegare persone e territori, azzerare i divari, rafforzare la coesione sociale. E ridare centralità al lavoro, fondamento costituzionale della nostra Repubblica e garanzia di libertà e democrazia». Poi ha citato due padri nobili dell'industria e del sindacato, Angelo Costa e Giuseppe Di Vittorio e il loro «Patto», dal quale bisogna ripartire: Costa e Di Vittorio, ha notato il presidente di Confindustria, «già ai tempi della ricostruzione post-bellica avevano ben compreso che per creare lavoro, prima delle case, bisognava costruire le fabbriche. La certezza del futuro aveva mosso quella generazione». La stessa certezza deve muoverci oggi e bisogna mostrarsi «all'altezza del cambiamento che vogliamo: le soluzioni – che ci sono – vanno individuate e portate a sintesi per costruire un programma di medio termine con il quale gestire un aggiustamento parziale dei conti e venir premiati dai mercati. Abbasseremo lo spread e rilanceremo la crescita», ha continuato Boccia.  

«Le parole che producono sfiducia sono contro l'interesse nazionale» e «le parole di chi governa non sono mai neutre: influenzano le decisioni di investitori, imprenditori e famiglie». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, di fronte alla platea dell'assemblea annuale della Confederazione, non usa mezzi termini: «Nessuno può sapere con certezza quale sarà la vera crescita quest'anno, per le tante variabili che condizionano oggi questo tipo di analisi. Ma la tendenza è chiara: il Paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo». Quindi, sostiene Boccia nella sua ultima relazione da presidente all'assemblea pubblica, «per rimetterci a correre sarà utile liberarci dal peso di parole che inducono alla sfiducia. che evocano negatività, che peggiorano il clima».  

«Dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori con la prossima legge di bilancio» perché «se l'Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal Patto di Stabilità e Crescita, dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente, con effetti recessivi» ha detto ancora Boccia. Che in chiave anti-recessione, chiede «responsabilità e ragionevolezza» per «costruire insieme un piano triennale – credibile e ambizioso allo stesso tempo – che ci permetta di trattare con i partner europei un aggiustamento graduale, serio e strutturale, affiancato a misure per sostenere la difficile fase congiunturale. Affrontiamo in modo non ideologico il nodo risorse, mettiamo il debito pubblico su un sentiero discendente e la crescita su un sentiero ascendente». E l'appello: «Oggi Confindustria propone al Governo del Paese e alle opposizioni di collaborare tutti insieme per impostare una politica economica basata su realismo e pragmatismo, guidata dalla visione. Pragmatismo nelle scelte – non ideologiche, ma di buon senso- e visione prospettica».

Parlando delle elezioni europee Boccia ha detto che «Si tratta di lezioni importanti. E ha avvertito: «Per noi la via è una sola: un'Europa più coesa e più forte che possa competere alla pari con giganti come Cina e Usa». E «se qualcuno dice il contrario – ha sottolineato – deve dimostrare che esiste un modo credibile di difendere l'interesse nazionale italiano in un contesto diverso. Secondo Boccia gli alleati «naturali dell'Italia» in Europa «sono la Germania e la Francia». «Gli industriali si aspettano, dunque, che i nostri parlamentari europei e il Governo italiano lavorino allo stesso modo, in un clima di reciprocità e leale collaborazione con francesi e tedeschi. Per essere attivi e svolgere il ruolo che ci spetta in Europa, il Governo italiano deve saper proporre e ottenere un Commissario con una delega qualificata in campo economico: al Commercio, all'Industria, al Mercato Interno, agli Affari Economici, alla Concorrenza. Altrettanto importante sarà il lavoro che si riuscirà a compiere per far crescere i tanti bravi funzionari italiani presenti nelle istituzioni comunitarie».

Il presidente di Confindustria propone inoltre al Parlamento una «legge sulla rappresentanza» per eliminare il «dumping contrattuale» e «individuare con certezza quale sia il contratto collettivo da prendere a riferimento per la retribuzione giusta». Dal palco dell'assemblea annuale dell'associazione, Boccia aggiunge che «per le imprese che applicano un contratto collettivo nazionale di riferimento prevediamo la detassazione e la decontribuzione totale dei premi di risultato stipulati dalla contrattazione aziendale». Sulla rappresentanza Confindustria ha già siglato un'intesa con Cgil, Cisl e Uil. Le parti, ricorda Boccia, con il Patto per la fabbrica si sono poi impegnate «per una concezione moderna delle relazioni industriali che vorremmo attuata in tutti i suoi aspetti. Lo abbiamo fatto individuando punti di convergenza su cui è possibile far fronte comune. A partire dalla necessità di ridurre il carico fiscale a vantaggio dei lavoratori per aumentare i salari – conclude – migliorare il potere d'acquisto e stimolare per questa via la domanda interna oggi particolarmente depressa».

Riguardo l’argomento infrastrutture Boccia ricorda che l'Italia ha bisogno di «un piano shock per grandi infrastrutture e piccole opere destinate a mettere in sicurezza suolo, ponti, scuole e ammodernare strade. Con modalità di erogazione snelle e tempi rapidi». «Poniamoci l'obiettivo di raddoppiare in tre anni il numero degli ITS. Apriamo la Pubblica Amministrazione – ha indicato ancora Boccia – iniziando a valorizzare i nostri talenti, con un piano straordinario di 10 mila assunzioni di giovani qualificati. Più ingegneri, economisti, architetti, geologi. Questo, ne siamo certi, aiuterebbe l'efficacia delle decisioni pubbliche e, quindi, chi produce. Tagliamo i tempi della giustizia, investendo sulle persone, sulle tecnologie, sull'organizzazione. Presentiamoci come un Paese dotato di regole e procedure chiare, che non rimette continuamente in discussione le decisioni prese. Scriviamo meno leggi, monitoriamone gli effetti, valutiamo l'impatto e poi correggiamo le criticità. Lavoriamo con Cassa Depositi e Prestiti per consentire alle Pubbliche Amministrazioni di pagare i debiti verso le imprese: il ritardo è inaccettabile e provoca sofferenze che non hanno nulla a che vedere con i rischi tipici del mercato».

E sull’immigrazione: «Abbiamo bisogno per gestire le sfide dell'immigrazione di un'Europa forte e coesa». «L'Africa che oggi ha 1,2 miliardi di abitanti, ne avrà il doppio tra 30 anni: davvero pensiamo che la soluzione sia chiudere le frontiere? Noi no». «La soluzione passa per una gestione condivisa, ma anche dal contributo che le nostre imprese possono dare».  

Tornando all’economia il presidente di Confindustria sottolinea che «è cruciale» abbassare lo spread: lo sottolinea nel suo intervento all'Assemblea pubblica, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. «Se il rendimento dei titoli di Stato italiani – spiega – si abbassasse al livello di quelli spagnoli (circa 150 punti base in meno), già il prossimo anno si potrebbero risparmiare 5 miliardi di euro in spesa per interessi». Il numero uno degli industriali ritiene comunque «necessario» individuare un mix di interventi che «riduca deficit e debito rassicurando i mercati finanziari senza compromettere la crescita». Ridotto il rendimento dei Titoli infatti, prosegue Boccia, «se la crescita raggiungesse il livello francese, ecco che il debito pubblico scenderebbe automaticamente. Tassi spagnoli e crescita francese – aggiunge – sono obiettivi a portata di mano per la prossima manovra di bilancio».

«Avviamo una spending review di legislatura con meccanismi premiali per i funzionari che generano efficienza. Una spending review non destinata solo a operare tagli e a reperire risorse, ma a migliorare la qualità della spesa». Lo propone il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nel suo intervento all'assemblea dell'associazione.

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia chiede alla politica di progettare e costruire e uscire dalla superficialità. Insomma meno social media e più impegno nel costruire. «La politica deve raccogliere la sfida per il nostro futuro» ha detto Boccia indicando che «un progetto di vita ha bisogno di decisioni capaci di incidere a lungo a nel profondo nel corpo della società anche se al momento possono risultare impopolari». «Ma la bulimia di consenso immediato affida ai social la ricerca di una popolarità che si misura in termini di like». Secondo Boccia il «presentismo imperante è una malattia molto grave perché impedisce di vedere oltre il finire del giorno. La superficialità si fa regola. Noi invece abbiamo bisogno di studiare, costruire, progettare». Ma Boccia invita anche a «liberarci dal peso di parole che inducono alla sfiducia, che evocano negatività, che peggiorano il clima. Le parole di chi governa non sono mai neutre: influenzano le decisioni di investitori, imprenditori, famiglie. Le parole che producono sfiducia sono contro l'interesse nazionale».

«A chi accetta il dialogo, il confronto e riconosce il valore dei corpi intermedi assicuriamo che può contare su Confindustria nella ricerca delle soluzioni, senza per questo dover rinunciare ognuno alla propria autonomia». «Le nostre idee sono solide, radicate, trasparenti. Se gli attori della politica convergono, noi lo riconosciamo. Quando se ne allontanano lo sottolineiamo», spiega. «Perché non siamo né maggioranza, né opposizione. Né popolari né socialisti o populisti. Siamo italiani, imprenditori, siamo Confindustria», ha concluso Boccia.

«Dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori con la prossima legge di bilancio». E' l'avvertimento lanciato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, nel suo intervento all'Assemblea in corso all'Auditorium Parco della Musica. «Se l'Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal Patto di Stabilità e crescita – ha fatto notare Boccia – dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente, con effetti recessivi». «Non è ancora chiaro – ha aggiunto – come evitare l'aumento dell'Iva e introdurre la flat tax, come afferma di voler fare il Governo». «Dobbiamo attirare l'attenzione – ha osservato Boccia – sullo stato del debito pubblico che non è migliorato neanche nei recenti anni buoni della crescita».

 

 

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