Economia

Il Fmi migliora le stime sull’economia italiana, ma preoccupa l’incertezza politica.

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Il Fondo monetario internazionale, nel nuovo documento World Economic Outlook, migliora leggermente le stime sull’economia italiana, ma teme che l’incertezza politica possa essere un limite alla crescita del Paese.

Nel meeting di primavera di questa settimana, il Fmi stima una crescita dell’1,5% del Pil italiano per il 2018 e dell’1,1% per il 2019, ritoccando la precedente previsione di gennaio dello 0,1%. Il Weo, prevede anche un calo del debito pubblico al 129,7% del Pil nel 2018 (nel 2017 il debito italiano toccava 131,5% del Pil), mentre il rapporto deficit/Pil si prevede in discesa dall’1,6% del 2018 fino allo 0,9% del 2019 rispetto all’1,9 % del 2017. La crescita italiana si inserisce in un contesto di crescita globale che si attesta al 3,9% all’anno per i prossimi due anni.

Tuttavia, l’Italia non può essere totalmente soddisfatta dalle stime del Fmi. Infatti, secondo gli economisti americani, «gli alti indici del debito sovrano e le tendenze demografiche sfavorevoli richiedono un miglioramento del saldo primario strutturale per porre il debito in una decisa posizione di calo». Altro ostacolo alla crescita è lo smaltimento dei prestiti in sofferenza, fondamentali per il superamento dei lasciti della crisi e per l’alleggerire la pressione creditizia.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il Fmi chiede una nuova riforma del lavoro che colleghi i salari alla produttività e stima un calo della disoccupazione del 0,4% nel 2018 e dello 0,3% nel 2019.

L’aspetto più preoccupante del report riguarda l’incertezza politica e l’instabilità governativa, sia per l’Italia sia per altri governi, come quello brasiliano, perché limita la possibilità di attuare le riforme e di nuovi orientamenti politici derivanti dalle ultime tornate elettorali.

Spostando il focus sull’area euro, gli economisti prevedono una robusta e costante crescita che si attesta al 2,4% nel 2018 (+0,1% rispetto al 2017) e del 2% nel 2019. L’unico neo potrebbe riguardare la chiusura del quantitave easing della Bce previsto a settembre verso il quale si chiede una certa prudenza.

Per quanto riguarda l’economia americana le stime parlano di una crescita del 2,9% nel 2018 e del 2,7% nel 2019 con un ritocco dello 0,2% rispetto a tre mesi fa. Nonostante le valutazioni positive, il capo economista del Fmi, Maurice Obstfeld, auspica la fine del protezionismo dichiarando che «l'economia mondiale continua a mostrare un ampio slancio. In contrasto con questo contesto positivo, la prospettiva di un conflitto commerciale altrettanto ampio rappresenta una nota stonata».

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