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La rassegna stampa di SPIN (26-10-2015)

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Scritto da Super User

rassegnaLe notizie di oggi

Fisco, la rivolta dei dirigenti. In 400 degradati fanno causa a palazzo Chigi. Mattarella ha firmato la manovra. Colloquio Orlandi-Padoan. La numero uno delle Entrate sotto assedio

Secondo un sondaggio di Nando Pagnoncelli, Sala davanti a Del Debbio come possibile sindaco

In Polonia vince la destra dell’ex premier Kaczynski. Una donna, Beata Szydio, sarà il nuovo capo del governo

Piano di Marino per restare sindaco di Roma. Scontro con il Pd

Politica

Su Repubblica, intervista a firma Valentina Conte al sottosegretario all’economia, Enrico Zanetti: «Orlandi si deve dimettere. Se continua a esternare il suo malessere, è normale che decida di andarsene dall’agenzie delle entrate. Non è il ministro, la politica fiscale non la fa lei. I suoi dirigenti facciano i concorsi».

Su l’Unità, Federica Fantozzi spiega che «la stagione delle riforme non si ferma. Dopo il Senato una mozione dà il via all’iter per ridurle a 12. Le macro regioni possono eliminare la burocrazia e gli sprechi e migliorare i servizi». Risparmi tra i 2 e i 14 miliardi.

Scrive Alberto Statera su Repubblica: «Nel giglio magico, Lotti fa il vuoto. Ma fuori cresce Delrio». Pezzo un po’ vecchio che spiega le incomprensioni del giglio con Richetti e Rughetti, Orlando e Guerini e ipotizza la nascita di una corrente ‘cattodem’.

Sul Corsera la notizia che «il Crocetta quater senta a partire anche per dissidi tra i dem».

Su Roma, Giovanna Vitale racconta per il giornale diretto da Ezio Mauro la svolta in piazza dell’ancora sindaco: «Da voi forza di resistere. Voglio tutto come il Che». duemila al sit in per chiedergli di restare. Lui: «non vi deluderò». Tommaso Ciriaco intervista nelle stesse pagine Matteo Orfini, che boccia le aspirazioni di Marino: «Ma quale rivolta? È un balletto ridicolo, lo sfiduceremo. Al Campidoglio c’era un pugno di persone. Roma ha 2,5 milioni di abitanti, non è Facebook. Sia chiaro che lui non si dimette per il caso scontrini, che è quasi marginale, ma per tutti gli altri errori. Io gli ho fatto da scudo umano ma ora basta: i nostri consiglieri sono tutti allineati e pronti a fare ciò che serve».

Il commento di Gian Marco Chiocci, direttore del quotidiano il Tempo: «Comunque vada, Marino sembra spacciato. La politica sarà anche l’arte dell’impossibile, ma qui si rasenta la follia».

E Milano? Centro destra e centro sinistra partono alla pari per la corsa a sindaco. Il primo cittadino uscente convincerebbe un cittadino su due e il 45% degli elettori di FI. Nei consensi Sala precede Boeri e Del Debbio ed è avanti 5 punti in una sfida con Lupi. Curiosamente il sondaggio non rileva esponenti leghisti a partire da Matteo Salvini. Sul Corriere della Sera.

Emilio Pucci conferma sul Messaggero il procedere dell’iniziativa che ha per regista Fabrizio Cicchitto: l’idea della federazione per aggregare i moderati di Ncd, Udc, Scelta Civica e il gruppo di Verdini.

Giustizia

Sara Menafra sul Messaggero descrive un «disgelo tra toghe e governo» che sinceramente non si vede molto. Interviene conciliante Maria Elena Boschi e Sabelli risponde: «rispetto reciproco e autonomia», che non è proprio una dichiarazione d’amore. Ma è molto applaudito l’intervento di Davigo: «La politica ripulisca la classe dirigente contro la corruzione, bisogna usare agenti sotto copertura». Nessuna autocritica su errori e ritardi, come i tredici mesi per autorizzare l’arresto del vice presidente di regione Lombardia, Mantovani.

Bella intervista di Giancarlo Perna su Libero a Mauro Mellini, storico esponente radicale: «Vi spiego due dittature, Pannella e i magistrati».

Berlinguer sì, Berlinguer no

Prosegue il dibattito su l’Unità. Se sabato, Stefania Craxi era intervenuta per spiegare che di Berlinguer possiamo dir tutto, tranne che fosse (e giù elenco di esempi) un riformista, Federica Fantozzi intervista Achille Occhetto che dice: «era più avanti del Pci, di cui avrebbe voluto cambiare il nome». Credeva nella fine del capitalismo. Un po’ a raccontare, un po’ a raccontarsela.

Economia

Il tema centrale è la manovra finanziaria. Mario Sensini sul Corsera spiega come la nuova legge di stabilità preveda tagli di 15 miliardi alle Regioni, che potrebbero scaricarsi quasi interamente sul comparto sanitario. Come sottolinea anche Alessandro Barbera su “La Stampa”, non si sa dove siano le coperture per cinque miliardi di “revisione della spesa”e per tre miliardi di “maggiori efficientamenti”.  Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, intervistato da Lello Parise su Repubblica, invoca tagli di sprechi a livello centrale senza costringere gli enti locali a aumentare le imposte locali o a tagliare i costi sanitari: “Aumentare le tasse regionali significa beffare gli elettori, lo Stato sostenga la sanità”.  Il canone Rai verrà inserito nella bolletta elettrica in un’unica rata; molti i problemi tecnici connessi, come raccontato da Ilario Lombardo su “La Stampa”, difficile riuscire a implementare il nuovo sistema entro gennaio 2016.

Per quanto riguarda l’economia mondiale, Giampaolo Visetti su Repubblica racconta delle mosse della Banca centrale cinese: sesto taglio in meno di un anno ai tassi di interesse, che ha scatenato l’euforia dei mercati.

Informazione

Se Fiorenza Sarzanini, sul Corsera, racconta le indagini in corso su trentasei appalti sospetti che ruotano intorno al festival di Sanremo, su Il Tempo scrive Luigi Bisignani: «in attesa del ciclone Renzi, in Rai è guerra tra lobby. Agenti gay, mogli, figli famosi, orfani di Curzi. Tutti contro tutti. E spettro esuberi per le Allnews. Per non parlare delle lettere anonime. E se Carlo Paris ha mandato inutilmente cinque inviati a Firenze, Pippo Corigliano sussurra fiction e vola alto».

Esteri

Pasticcio in Turchia. A pochi giorni dal voto, Erdogan ha la brillante idea di posticipare il cambio dell’ora solare. Il risultato è un enorme caos dovuto all’aggiornamento automatico degli smartphone con annesse polemiche sulla Rete a proposito della «ora di Ergogan». Notizia sul Corsera.

Elezioni in Polonia, vince il partito conservatore ‘Legge e Giustizia’. La notizia è affrontata su quasi tutti i giornali. A crollare è Piattaforma Civica, orfana di Donald Tusk, ora presidente del consiglio europeo. Il partito moderato finisce al 23,4% con la forza del ‘gemello superstite’ Kaczynski al 39,1%. Ne scrive per il Corriere Francesco Battistoni.

Nelle stesse pagine, Massimo Nava prova a indagare alcune ragioni dell’esito elettorale polacco. In realtà la stampa italiana – generalmente ostile al risultato emerso dal voto – offre pochi elementi per analizzare il voto e quasi sempre quelli più marginali. Il risultato è la somma di fattori: la preoccupazione per l’esuberanza (anche militare) russa, la coda lunga della tragedia di Smolensk, l’assenza di Tusk, il precedente rappresentato dalla vittoria alle presidenziali da parte del giovane Duda sul presidente uscente, Komorowski, il tema immigrazione, il rapporto tra Polonia e Unione europea rispetto allo strapotere tedesco. Si potrebbe andare avanti.

Parla ad Andrea Tarquini di Repubblica il consigliere del presidente polacco Duda, Marek Magierowski che spiega: «Decide tutto la Merkel, così non va».

La Tanzania sceglie il presidente. Grande affluenza ai seggi. La partita è delicatissima: riuscirà il CCM a mantenere il potere con il suo candidato John Magufuli o vincerà Edward Lowassa della coalizione Ukwasa? Francobollo sul Corriere.

Attesa per il dopo Kirchner in Argentina. Chi vincerà? Rocco Cotroneo ne scrive sul quotidiano diretto da Luciano Fontana

 

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