Ambiente

L’Organizzazione mondiale del turismo preoccupata per i rapporti tra ambiente e visitatori

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Il turismo di oggi è divenuto un’autentica minaccia per l’ambiente. L’Organizzazione mondiale del turismo UNWTO nel 2004 aveva creato l’International Network of Sustainable Tourism Observatories (INSTO), un osservatorio internazionale dedicato al turismo sostenibile e agli impatti sull’ambiente. Oggi il network comprende 26 stazioni in luoghi strategici, ma non è sufficiente, mentre le sfide (emissioni CO2, consumo delle risorse, aumento dei traffici e della massa di turisti) aumentano.

Obbiettivo numero uno degli osservatori è quello di «sostenere il continuo miglioramento della sostenibilità e della resilienza nel settore turistico attraverso un monitoraggio sistematico, tempestivo e regolare delle prestazioni e dell’impatto turistico. E collegare destinazioni per capire meglio l’utilizzo delle risorse e promuovere la gestione responsabile del turismo».

Ma la stessa azienda soffre di carenze organizzative ed economiche. Il lavoro degli enti privati che costituiscono la parte scientifica degli osservatori ad esempio viene finanziato con fondi locali e non dal bilancio dell’UNWTO (la quale nel 2016 aveva un bilancio di 23 milioni di euro). Inoltre la mancanza di coordinazione e di autonomia non riescono a rendere funzionali gli osservatori.

Gli studi comunque hanno inquadrato una serie di cause e problematiche attuali che evidenziano l’impatto negativo del turismo sull’ambiente. Anzitutto l’aumento di emissioni di CO2 provocato dai viaggi, ma non solo.

Primi responsabili del consumo smodato sarebbero le strutture turistiche di lusso (hotel a 4 e 5 stelle) e i viaggi in nave e aereo, per cui «la modellizzazione mostra che per tutti gli aspetti delle risorse studiati, cioè energia ed emissioni, acqua, terra e cibo, l’uso delle risorse correnti raddoppierà entro 25-45 anni». A questi si accompagna l’aumento della massa di turisti, che ha portato numerose autorità a limitare o limitare l’accesso. Un problema che non riguarda solo (relativamente) piccole realtà quali le 5 Terre liguri, l’isola di Santorini o la stessa laguna di Venezia, ma anche grandi città come Barcellona e Amsterdam. Ad esempio, la Maya Bat in Thailandia, a seguito del flusso massiccio di turisti a seguito del film “The Beach” di DiCaprio, è stata chiusa sino al 2021 e l’isola di Boracaynelle nelle Filippine diventa off-limits per 6 mesi. Un danno non solo per l’ambiente ma anche per le comunità locali e la cultura, con piccoli villaggi o realtà abitate che vengono travolte dallo sviluppo del turismo incontrollato.

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