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Una piantina sopravvissuta ad Hiroshima consegnata ad una scuola genovese

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A Genova arriva un simbolo di rinascita a simboleggiare la ripresa dopo il Ponte Morandi. La scuola primaria Dante Alighieri del popoloso quartiere di Bolzaneto ha ricevuto un “Ginkgo biloba” (appartenente al gruppo delle “Gimnospermae”, parente delle conifere) originaria del Giappone da custodire. “Hibakujumoku”, il nome della piantina, che in giapponese vuol dire “alberi che hanno subito un’esplosione atomica”, è erede dei 17 esemplari sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima del 6 agosto 1945, oggi simbolo per il Giappone di una rinascita e di una vita vincente.

Il vasetto di terracotta è stato così affidato ai bambini della scuola elementare genovese, rappresentando simbolicamente tre anime, ovvero la ripresa della città di Genova dopo il crollo del Morandi, la seconda Marcia mondiale per la Pace che avrà tappa finale nel capoluogo ligure il 3 marzo dell’anno venturo e l’importanza della cura e della salvaguardia della terra, della natura e della campagna nella Valpolcevera, una zona industriale. Una targa ricorderà la fratellanza tra gli alberi sopravvissuti in un raggio di 500 metri dall’epicentro dell’atomica e la pianta affidata ai bambini.

La pianta è alta venti centimetri, forma base di un albero che può raggiungere i 40 metri d’altezza, le cui antiche origini risalgono a 250 milioni di anni fa, caratterizzato da foglie a forma di ventaglio e originaria della Cina, spesso coltivata e modellata come bonsai.

Presenti alla cerimonia d’accoglienza della pianta l’insegnante Luigi Previati, Stefano Martini del Centro culture Genova e Tiziana Volta di Green legacy Hiroshima, custode nel bergamasco di alcuni semi della pianta concessi dal Giappone.

L’azienda di Tiziana Volta infatti riceve i semi dal Giappone, prima di farli germogliare in Italia e consegnarli a coloro che ne fanno richiesta. La stessa ha ribadito che «Quegli alberi sono sopravvissuti all’attacco atomico, uno anche a Nagasaki, e contro ogni aspettativa». Un mistero infatti, a seguito delle previsioni dello scienziato del Manhattan Project (ovvero l’organizzazione militare statunitense che sviluppò e realizzò le bombe atomiche) Harold Jacobsen, secondo cui nei luoghi bombardati non sarebbero rinate forme di vita per 75 anni, in opposizione al nostro contemporaneo scienziato italiano Stefano Mancuso che ipotizzò che simile rinascita fosse stata possibile a seguito della sopravvivenza di piante interrate o protette dal tronco.

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