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Pricewaterhousecoopers: il programma Italia-Cina di Clini fu un successo

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Scritto da redazione

clini2In un articolo pubblicato oggi sul Dubbio, Errico Novi racconta i successi ottenuti dal Programma italo-cinese di cooperazione in materia ambientale (Sicp), realizzato dall’ex direttore generale del ministero dell’Ambiente – poi ministro – Corrado Clini in Cina tra il 2000 e il 2014, sul quale però la Corte dei Conti ha deciso di aprire un procedimento per presunto danno erariale.

Il programma, scrive il Dubbio, “ha avuto un costo globale di circa 200 milioni di euro per il ministero dell’Ambiente e ha portato a decine di imprese italiane un ritorno in investimenti indiretti per 1 miliardo e 350 milioni”, ma nonostante ciò, la Corte dei Conti ha deciso di aprire un’indagine con l’ipotesi di danno erariale, sostenendo l’“assenza di trasparenza e di meccanismi di controllo nell’uso delle risorse” da parte del ministero, e trasmettendo inoltre le carte alla Procura di Roma, affinché valuti eventuali responsabilità penali.

Una lettura paradossale, soprattutto se si considerano le analisi sul Programma effettuate dalla più importante agenzia mondiale di valutazione dei servizi professionali, la Pricewaterhousecoopers (PwC), l’agenzia a cui si è affidata anche la Santa Sede per far revisionare i bilanci dello Ior. “Il report compilato nel 2014 da PwC – nota Novi – definisce «eccellente» il lavoro portato avanti dal governo italiano a partire dal 2000: «Si tratta di un caso di cooperazione bilaterale efficiente ed esemplare a livello internazionale sotto tutti i diversi aspetti: process management, realizzazione dei progetti preventivati, ottenimento dei risultati, impatto sociale ed ambientale, sostenibilità»”.

“Nel mirino della magistratura contabile – prosegue il giornale – sono finiti aspetti illustrati sotto una luce positiva dal rapporto di PwC, come l’Ufficio unico di gestione del programma. Secondo la Corte dei Conti si tratta di una fonte di «dispersione e utilizzo illecito delle risorse», per l’agenzia il ricorso alla direzione centralizzata ha consentito «riduzione dei costi, alta efficienza, sostenibilità»”.

In definitiva, il programma – messo a punto e coordinato dall’allora direttore generale del ministero dell’Ambiente Corrado Clini, divenuto poi ministro – “ha contribuito a far muovere passi in avanti alla Cina sulla strada di uno sviluppo sostenibile. E soprattutto ha coinvolto molte delle prime linee dell’imprenditoria italiana: da Guzzini a Merloni, alla Iveco”.

“La Corte dei Conti – conclude Novi – vi trova invece una storia tutta segnata dalla mancanza di «qualsiasi attività di monitoraggio e controllo sulla effettiva destinazione dei fondi e sul raggiungimento degli obiettivi». Se la mannaia dei magistrati si abbattesse sul progetto, il rischio è che ne possa derivare un forte segnale dissuasivo per le ambizioni espansive delle imprese italiane”.

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