Giustizia Quotidiana

Abuso dei sussidi per la ricostruzione dopo il sisma delle Marche, 120 indagati per truffa ai danni dello Stato

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Sono 120 gli avvisi di garanzia spiccati nella notte dalla procura di Macerata per aver percepito illegittimamente più di mezzo milione di euro di soldi pubblici. Nonostante i sindaci avessero più volte messo in guardia i cittadini dal cattivo utilizzo sistema dei contributi di autonoma sistemazione, in molti lo hanno in realtà utilizzato, sperando di ricevere anche una “casetta” in attesa della ricostruzione, pur non avendone diritto

Sono diverse centinaia le domande pervenute, a firma dei cosiddetti “quasi terremotati”,  persone che pur avendo un legame con il territorio oggetto del sisma e della ricostruzione in realtà non vi risiedevano al momento della tragedia. L’inchiesta, guidata dal procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, si rivolge proprio a queste richieste, provenienti da chi vorrebbe aggirare i criteri imposti dallo Stato per l’assegnazione degli aiuti. Probabilmente inconsapevoli che quello che stavano commettendo era un reato grave

Lo Stato aveva comunque ammesso ai fondi per la ricostruzione integrale delle case anche coloro che utilizzavano le residenze colpite dal sisma come seconda casa. Ciò non è bastato, e anche coloro che avrebbero potuto beneficiare di questi finanziamenti hanno preferito affermare di risiedervi per ottenere il massimo delle somme. La procura ha dunque denunciato tutti per truffa ai danni dello Stato

Del resto era cosa nota alla vox populi, che in molti stessero abusando dei benefici concessi dallo Stato. Fu deciso infatti, per evitare i lunghi tempi e la farraginosa burocrazia delle verifiche preventive, che bastasse un’autocertificazione per accedere ai sussidi. Le anomalie tuttavia sono emerse e i controlli si sono intensificati. 

Non è raro trovare abitazioni che non sono utilizzate come seconda casa. Infatti nell’area interessata dal sisma si trovano zone turistiche i cui edifici vengono adibiti alla villeggiatura e comunque abitati per brevi periodi. Di conseguenza sono molte le domande pervenute da chi in realtà risiedeva lontano dal cratere sismico e ha comunque chiesto allo Stato un sussidio per l’affitto di una casa dove vivere durante l’attesa della ricostruzione. Ma in realtà, appunto, non era stata la loro abitazione principale ad essere colpita dal terremoto. Come se non bastasse alcuni di questi hanno inserito nella domanda la presenza di parenti che vivevano già da diverso tempo in altre parti d’Italia o all’estero. Tutto, adesso, è al vaglio della Procura. 

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