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Corte dei Conti: 2019 non facile, il paese è su un crinale stretto

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«Se si volge lo sguardo verso il futuro, il 2019 e gli anni successivi si presentano non facili per il governo dei conti pubblici, anche per effetto di uno scenario economico finanziario che, a livello internazionale, sembra destinato a un ripiegamento non previsto solo pochi mesi fa. Questa nuova, meno favorevole, prospettiva internazionale non può non riflettersi sul quadro macroeconomico e di finanza pubblica del nostro Paese, rendendo più stringenti i margini delle azioni di riequilibrio del disavanzo e del debito. In sede programmatica, gli spazi per garantire un percorso di seppur lenta riduzione del debito appaiono molto contenuti, ponendo il Paese su un crinale particolarmente stretto». Così il presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema, nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2019. Il procuratore generale Roberto Avoli, invece, ha messo in evidenza il ritardo infrastrutturale dell'Italia, sottolineando come il nostro Paese non disponga di un «patrimonio adeguato al suo sistema economico e produttivo. Si tratta di una realtà incontrovertibile che incide negativamente anche sulla qualità della vita dei cittadini: i trasporti, la viabilità, le reti di comunicazione, i sistemi portuali, la raccolta e la valorizzazione reddituale dei rifiuti, la sicurezza del lavoro, la manutenzione idrogeologica del territorio sono questi alcuni dei principali settori di sofferenza». 

«La mancanza di congrui investimenti al riguardo – ha aggiunto – rischia di accrescere ulteriormente il gap economico e produttivo con gli altri Paesi, non solo facendo perdere competitività all'Italia ma determinando anche un peggioramento delle condizioni sociali delle comunità. In ogni caso si perdono occasioni importanti per potenziare quella ricchezza nazionale che è fondamentale per recuperare il disavanzo dei bilanci pubblici senza ricorrere all'aumento della pressione fiscale ovvero all'incremento del debito o ancora a misure straordinarie di prelievo. I recenti assetti di bilancio sembrano andare verso una politica riduttiva degli investimenti – ha continuato Avoli – È auspicabile che si tratti di un ridimensionamento solo temporaneo, giustificato in qualche modo dalla necessità di rimodulare le priorità e di definire nuovi modelli procedurali».

 Il procuratore generale ha anche affrontato il tema delle autonomie differenziate, ieri all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri: «L'amministrazione pubblica – ha affermato – ha compiuto passi importanti nel miglioramento delle proprie capacità operative, portandole sempre più vicine ai cittadini, ma, il traguardo è ancora molto lontano e il panorama del nostro Paese si presenta tutt'oggi a macchia di leopardo. Si sono infatti accentuate le differenze territoriali nella qualità dei servizi erogati ai cittadini e negli stessi modelli di gestione». 

«È quindi tornato di attualità il dibattito circa l'articolazione dei rapporti fra Stato centrale e Regioni» ha sottolineato Avoli, riconoscendo che «dalle complesse dinamiche del ventunesimo secolo e dalla sua 'velocizzazione del tempo' emerge l'esigenza di organizzare l'esercizio del potere in maniera efficiente e flessibile, concedendo ampi margini di distinzione alle realtà locali anche sotto il profilo istituzionale. Tuttavia, è altrettanto indubbio che il potenziamento delle autonomie dovrà necessariamente accompagnarsi ad un effettivo e coerente riposizionamento di tutti i livelli di responsabilità, e non solo di quella politica». Infine, nelle conclusioni il pg amplia lo sguardo sulla nostra contemporaneità rilevando come «stiamo vivendo un tempo complesso, caratterizzato da innumerevoli conflitti di varia natura per tutti i continenti, da una globalizzazione incontrollata – già foriera di una altrettanto rischiosa deglobalizzazione – da crisi economiche e latenti focolai sociali, da congiunture commerciali avverse e crisi migratorie difficili da veicolare, dalla invasività troppo spesso petulante delle reti di comunicazione sociale, dal disallineamento fra la realtà oggettiva dei fatti e quella virtuale».

 

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