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Santerini: Con lo Ius soli riforma storica che garantisce diritti

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Scritto da Super User

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Ci avevano scommesso in pochi, ma la riforma della cittadinanza potrebbe presto diventare realtà. Nel giro di qualche giorno la Camera ha terminato i lavori sul provvedimento, che è stata votata dall’Aula di Montecitorio. «E la prima conseguenza saranno un milione di nuovi bambini italiani» racconta la deputata del gruppo Per l’Italia Milena Santerini, firmataria di una delle proposte di legge in materia. È un passaggio epocale. Per i minori nati nel nostro Paese da genitori stranieri – ma anche per quelli che studiano nelle nostre scuole – sarà più facile diventare italiani. In attesa del passaggio al Senato, in Parlamento le polemiche non mancano. Di fronte alla novità c’è già chi teme una svendita della nostra identità e l’arrivo di nuovi flussi di immigrazione. Tutte obiezioni che Milena Santerini ha già sentito. «Può piacere o meno – continua la deputata, nominata dal Consiglio d’Europa presidente dell’Alleanza Parlamentare contro l’intolleranza e il razzismo – ma l’Italia è un Paese fatto anche da immigrati. Persone che hanno scelto di vivere, studiare e lavorare da noi: nei fatti sono già italiani».

 

Onorevole Santerini, cosa cambia con la riforma?

Facciamo chiarezza. Con questa legge non viene introdotto uno Ius Soli puro: la cittadinanza non sarà automatica. Abbiamo semplicemente cercato di superare lo Ius Sanguinis, quel principio che permette di ereditare la cittadinanza per discendenza. Oggi può diventare italiano anche chi non è mai stato nel nostro Paese, non conosce la lingua né la nostra cultura. La riforma, invece, permetterà di ottenere la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri in possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Ma, ecco la novità, anche ai bambini che sono venuti in Italia entro i dodici anni, purché abbiano concluso un ciclo di studi di almeno cinque anni. Stiamo parlando di una vera riforma, una legge che vale una legislatura.

 

Qualcuno ha calcolato che improvvisamente ci saranno almeno 800 mila nuovi italiani, non può essere un rischio?

Un milione di nuovi bambini mi sembrano un’enorme potenzialità, non un rischio. Lo insegna l’esperienza di altri Paesi dove vige un sistema simile. Pensiamo agli Stati Uniti: le seconde generazioni sono la leva del cambiamento. Forse è il caso che l’Italia cominci a investire in queste energie. Ormai non ci sono più scuse. Dobbiamo cambiare le norme sulla cittadinanza perché nel frattempo è cambiato anche il nostro Paese.

 

Diventare italiani sarà più facile, ma non rischiamo di svendere la nostra identità? Anche in Parlamento ci sono state forti proteste

Ci sono partiti che continuano a parlare di invasione. Leader politici che soffiano sul fuoco alimentando le paure degli italiani. Sono comportamenti francamente inaccettabili, che nei mesi scorsi hanno persino rischiato di fermare il percorso di questa riforma. Si tratta di proteste retrograde, in primo luogo. Molti dei minori che beneficeranno di questa legge sono, almeno nei fatti, già italiani. Nati qui, vivono e studiano nelle nostre città e nelle nostre scuole. Ma è soprattutto una opposizione strumentale: ha l’unico obiettivo di raccogliere qualche voto in più quando si andrà alle elezioni.

 

La legge sulla cittadinanza si occupa solo di bambini. Per gli stranieri adulti che vivono in Italia cosa cambia?

Non le nego che l’ideale sarebbe stato estendere il provvedimento anche gli adulti. La proposta di legge che ho presentato insieme al collega Mario Marazziti riguardava anche loro. In un certo senso il Parlamento sta perdendo un’occasione. Ma la politica è fatta anche di compromessi: questo primo passo sui minori rappresenta comunque una novità epocale.

 

Si è molto discusso sullo Ius Culturae. La possibilità, introdotta dal provvedimento, di diventare italiani attraverso la scuola.

Ho molto insistito su questo aspetto, che ritengo centrale. La cittadinanza si esercita, bisogna sceglierla ed esserne consapevoli. Non è qualcosa che si acquisisce, ma si pratica. Ecco perché la scuola diventa il luogo fondamentale per diventare italiani. È qui che si imparano la lingua, la cultura e tutti gli strumenti che permettono di esercitare la cittadinanza in maniera responsabile.

 

Eppure in commissione sono stati posti nuovi paletti allo Ius Culturae. Si è deciso che per i bambini iscritti alla scuola primaria non sarà sufficiente la partecipazione alle lezioni, ma anche il superamento del ciclo scolastico.

E questo è un grande errore. Non si può vincolare la cittadinanza italiana a una promozione. Che facciamo, ci scegliamo solo i bambini più bravi? Ripeto, la cittadinanza non è un premio ma un diritto. Chi va regolarmente a scuola ha già deciso di integrarsi, questo basta. Non dimentichiamo che per quanto motivati, spesso i bambini stranieri arrivano in Italia senza conoscere bene la nostra lingua, hanno bisogno di un po’ di tempo. In Aula avevo presentato un emendamento per modificare questo aspetto della riforma, purtroppo le resistenze di alcuni partiti della maggioranza mi hanno costretto a ritirarlo.

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